Anghelos terrenos

Di tanto in tanto il sig. Mele Giuseppino mette a frutto il suo estro poetico.
Per lui la poesia sarda espressa in ottave è sempre la migliore, quella che rispecchia più genuinamente e fedelmente la tradizione della nostra antica lingua nell’ambito del rimare estemporaneo. Ora, nel suo piccolo, umilmente, vuole rendere omaggio a tutte quelle persone che, nel campo del volontariato e della sanità, spendono le loro energie ed il loro tempo ad assistere e consolare gli ammalati, con profonda carità cristiana. Il compimento s’intitola “Anghelos terrenos”. (altro…)

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Il Cuncordu di Pozzomaggiore

Da alcuni mesi, in paese, si sente parlare di una nuova formazione canora chiamata “Cuncordu Planu de Murtas” e già dalla scorsa estate in molti passando nei pressi dei locali di Santa Croce hanno potuto sentire alcuni canti durante l’esecuzione delle prove.
In effetti a Pozzomaggiore è rinato il coro a Cuncordu, si è costituito con atto ufficiale e registrato nel mese di marzo 2011; si vuole precisare rinato, in quanto questo tipo di canto corale in passato in paese era presente e, a parte il canto monodico, era l’unica realtà canora delle nostre tradizioni e lo è stato per svariati anni.
Letteralmente l’aggettivo Cuncordu in sardo vuol dire innanzi tutto concorde, unanime, ossia lo stare in concordia. Cantu a Cuncordu indica un cantare in accordo, ossia in armonia tra le persone.
Il termine Cuncordu rinvia quindi al carattere emblematico del cantare a più parti vocali: l’accordo nell’operare dei cantori corrisponde alla reciproca concordia d’affetti e d’intenti. Se non si va d’accordo (se non si è in reciproca armonia) non si può cantare assieme.
Il Cuncordu è nato in Sardegna collegato alle Confraternite e si afferma quindi come corale di chiesa per accompagnare le funzioni religiose, specie quelle della Settimana Santa.
A Pozzomaggiore sappiamo che l’origine delle Confraternita di Santa Croce (all’interno della quale esisteva il Cuncordu) risale intorno al 1640, come risulta da alcuni documenti presenti nell’archivio diocesano di Bosa; purtroppo non si conservano documentazioni nella nostra cittadina risalenti a quel periodo.
Grazie alla tradizione orale degli anziani, di cui abbiamo raccolto numerose testimonianze, sappiamo che in paese il Cuncordu era presente fino agli inizi del 900′, molti ancora oggi ricordano cantare a Cuncordu con la sua voce squillante e potente “Nonnu Corongiu”, che fungeva da direttore artistico, insieme a “Ziddai”, Castagna ed altri specialmente durante la Settimana Santa.
La scelta di formare un gruppo canoro a Cuncordu è pertanto un ritorno alle antiche tradizioni del nostro paese, con canti in sardo ed in latino ma con armonizzazioni inedite, canti dal testo antico e canti ispirati da poesie di poeti locali.
Il Cuncordu si compone di quattro voci: Boghe, Mesaoghe, Bàsciu e Contra. La nostra formazione è così composta: Direttore Artistico Piergiorgio Masia, che come voce fa anche da Bàsciu, Boghe sono Tore Spanu e Graziano Arru, Mesaoghe Francesco Deriu , Bàsciu Sergio Fadda e Contra Stefano Leoni.
Quali sono i nostri obiettivi? Prima di tutto stare bene insieme, ed all’interno di qualsiasi gruppo questo non è facile, noi ci stiamo riuscendo ed a riprova di questo basta vedere la gioia che traspare nei nostri occhi quando, dopo un ora e mezza di prove, siamo riusciti a fare bene i brani.
Un altro obiettivo è quello di arricchire il nostro paese con la nostra presenza di gruppo canoro impegnato con spirito di servizio per la comunità.
Terzo obiettivo è quello di tenere vive le nostre tradizioni locali e valorizzare la lingua sarda promuovendo anche brani inediti di poeti di Pozzomaggiore.
Cantare a Cuncordu sappiamo non è facile, richiede molto impegno e preparazione, predisposizione per il canto, una discreta bravura delle persone che vi concorrono, oltre che le doti canore innate in ciascuno dei componenti, di primaria importanza è la costanza nelle prove. Noi ci stiamo provando con notevole affiatamento, non è facile trovare un gruppo così unito e concorde come quello che è nato in questa corale; in tutti è presente la necessaria determinazione e passione ed una buona dose di umiltà.
Da oltre un anno si è deciso di provare tre volte la settimana e la nostra dedizione al canto ed i sacrifici alla fine sono stati ripagati. Si è scelto di esordire in sordina, senza clamore né articoli sui giornali o presenza di autorità, certi che quello che più conta per una corale è la realizzazione di risultati concreti e di un prodotto di qualità che piaccia prima di tutto a noi stessi, e che sia apprezzato da chi ci ascolta; la migliore forma di pubblicità è cantare bene e con serietà.
Abbiamo scelto di iniziare a cantare proprio nella nostra chiesa parrocchiale il 2 gennaio, una domenica sera. Abbiamo raccolto i complimenti di chi ci ascoltava ed i buoni consigli di alcuni esperti; e da subito sono iniziate le richieste da varie parti per sentirci cantare a Messe, serate, concerti.
Siamo presenti su internet con un nostro sito e su YouTube con alcune frazioni di brano. Siamo stati presenti alla Settimana Santa a Pozzomaggiore arricchendo i vari momenti delle celebrazioni religiose.
Per noi la migliore gratificazione è stata la richiesta pervenutaci dai vari comitati per l’animazione della Santa Messa in tutte le feste di Pozzomaggiore: S. Giorgio, S. Rita, 2 maggio per Edvige Carboni, S. Pietro, S. Costantino. Abbiamo anche partecipato a Messe e serate fuori paese: Nuoro, Sassari, Tissi, Golfo Aranci, Bonorva, Magomadas, Romana.
Grazie alla presenza su internet sono arrivate svariate richieste di partecipazione anche nel Nord Italia e dall’estero (Francia, Germania, Svizzera) e presto il Cuncordu Planu de Murtas porterà alto il nome di Pozzomaggiore anche in Australia ed Usa.
Il nostro repertorio è in continuo arricchimento ed oltre ai i canti sacri per la settimana Santa abbiamo realizzato i canti per la Messa, vari brani di canti profani e popolari, attualmente sono in preparazione i canti per il Natale.
Un particolare e sentito ringraziamento lo dobbiamo al nostro Parroco Padre Quintino che per primo ha creduto nella nostra formazione e come sempre, sensibile alle nostre richieste, ci ha permesso di utilizzare come sede per le prove una sala della parrocchia nei locali di Santa Croce ed inoltre, ci ha concesso di utilizzare le varie chiese del paese per le prove e la registrazione delle tracce per il nostro primo CD.

Graziano Arru

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Il generale Parpaglia ricordato con un convegno ed una mostra

Il 24 giugno scorso si è svolto, presso la Biblioteca Comunale di Pozzomaggiore, un importante convegno dal titolo “Il Generale Pietro Pinna Parpaglia, un servitore dello Stato“, seguito dall’inaugurazione di una mostra fotografica e documentale su questo grande personaggio pozzomaggiorese.
Il sindaco Tonino Pischedda, nel suo puntuale e articolato intervento, ha tratteggiato il ruolo di rilievo svolto dalla famiglia Pinna a Pozzomaggiore e dal gen. Pinna, sia come comandante di squadra aerea in Africa orientale che come alto commissario della Sardegna tra il 1944 e il 1949. Ha ringraziato per la fattiva collaborazione data all’organizzazione del convegno e alla realizzazione della mostra documentale e fotografica la bibliotecaria Carmela Piu e le collaboratrici Lucia Sechi e Maria Giovanna Pais.
L’assessore alla cultura Anna Marchesi ha ricordato che questo convegno ha avuto un contributo finanziario da parte della Regione Autonoma della Sardegna, ha ringraziato gli eredi Pinna Parpaglia che hanno messo a disposizione documenti e foto che hanno reso possibile la realizzazione della mostra fotografica e documentale, strutturata cronologicamente fin dalla partecipazione del giovane Pietro Pinna alla prima guerra mondiale. Ha illustrato inoltre la selezione delle foto più significative e il ruolo svolto dall’alto commissario della Sardegna.
La relazione scientifica è stata svolta dal chiarissimo professor Manlio Brigaglia, storico e comunicatore, che ha analizzato il ruolo e l’importanza di questo illustre pozzomaggiorese inquadrandolo storicamente nelle vicende storiche nazionali e regionali sia come militare sia come alto commissario. Ha ricordato inoltre nella sua articolata e brillante esposizione il ruolo svolto dal generale Pinna per l’eradicazione delle malaria in Sardegna.
Dopo l’intervento degli eredi del gen. Pinna si quindi proceduto con la visita guidata della mostra che potrà essere visitata nei locali della biblioteca comunale fino a tutto il mese di settembre.
All’importante evento culturale ha partecipato un folto e attento pubblico che ha manifestato apprezzamento e considerazione, atteggiamenti questi che stimolano l’Amministrazione Comunale a proseguire con una programmazione di eventi culturali di sempre alto livello.

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Il Consiglio comunale onora il 150° dell’unità d’Italia

Il Consiglio comunale si è riunito in seduta solenne il 17 marzo per celebrare i 150 anni della dichiarazione dell’unità d’Italia. Il sindaco vestiva la fascia mentre tutti i consiglieri portavano una coccarda tricolore appuntata al petto.
In apertura di seduta il sindaco ha cosi esordito: “tra le tante cose giuste e meno giuste fatte dal governo in carica l’avere dichiarato festiva la giornata odierna merita il nostro apprezzamento. Sarà quello odierno un momento di riflessione, di costruttivo dialogo anche nelle famiglie per ricordare i fatti storici che hanno portato re Vittorio Emanuele II a sottoscrivere l’unita d’Italia. Mi piace pensare alla famiglia riunita insieme a tavola che ascolta le note dell’inno nazionale, l’inno di Mameli, che con le sue magiche parole evoca sentimenti profondissimi di amore patrio. Poiché noi qui riuniti siamo una grande famiglia, tutti impegnati a crescere e pensare ai bisogni del nostro paese, per inchinarci ai padri della patria, vivere il ricordo di 150 di storia italiana, e proiettare il nostro sguardo al futuro, dove i nostri figli saranno protagonisti di un’Italia che si apre all’Europa, e che cammina verso il progresso, alziamoci dunque in piedi e con la mano sul cuore ascoltiamo con riverenza il nostro inno”.
Continuando nel suo intervento il sindaco ha esortato perché la carta costituzionale sia vangelo da leggere, osservare e rispettare; ha sollecitato tutti a ricercare, nonostante le difficoltà, il lavoro, creando impresa, mettendo sul campo tutti gli sforzi e gli stratagemmi per trovarlo forti dell’eredita ricevuta dai padri costituenti.
“Il lavoro – ha affermato il sindaco – deve essere una realtà ripagante, sicuro veicolo di crescita, stimolo e miglioramento della qualità di vita. Siamo o no un popolo, forte, deciso? Dimostriamolo, riuniamoci a coorte, in sinergia di azione e di intenti; la Repubblica – ha continuato – è una e indivisibile, con Roma capitale, non vogliamo altre capitali con leghe più o meno leggere che cercano di sostituire quelle già collaudate, con ampolle riempite in fiumi elevati a simboli improbabili di unione fra regioni residuali alla centralità dello stato”.
Il sindaco ha dichiarato ancora che la costituzione ci consente di professare qualsiasi fede religiosa, di manifestare il nostro pensiero a Pozzomaggiore, a Cagliari e a Civitavecchia, anche se provvedimenti poco pensati delle forze di polizia hanno strattonano i nostri pastori mentre insieme, e con determinazione, chiedevano il riconoscimento di un sacrosanto diritto, quello al lavoro.
Lo Stato, da padre, non può non capire il figlio che reclama il pane.
Il primo cittadino ha auspicato una scuola all’avanguardia, fucina per le nuove generazioni, a prescindere dai turbamenti gelminiani, e una partecipazione attiva alla vita politica, con scuole di pensiero e di formazione e con partiti composti da politici onesti e attenti ai problemi dei cittadini.
Spera, in chiusura di intervento, che nella solenne cerimonia che verrà celebrata il 14 aprile gli studenti incrocino nei loro percorsi didattici i temi del risorgimento, esortandoli a riservarsi il diritto di critica, ma di aderire anche con entusiasmo per comprendere la storia del risorgimento attualizzandola.
L’Italia unita lo è dal 17 marzo 1861. A noi tutti il compito di essere italiani uniti in patria e nel mondo.
Nel suo intervento il consigliere Pietro Biosa ha proposto interessanti riflessioni sui 150 anni trascorsi dall’unita d’Italia; ha ricordato i terribili avvenimenti del Giappone e della Libia, auspicando un’amministrazione unita negli ideali patrii, in sinergia per il bene del paese.
Come sarà l’Italia nel 2061? E ancora poi? Spetta a noi gettare sicure fondamenta, cementate dall’essere italiani, ma italiani veri.
Viva Pozzomaggiore, viva l’Italia.

(a cura dell’Amministrazione comunale)

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