Di un amico che ci ha lasciato

La mattina del 23 febbraio dell’anno scorso ci lasciava, dopo qualche mese di degenza presso il Policlinico di Milano, il nostro carissimo amico Sebastiano Unali (classe ’48). Come si usa dire per quelle persone speciali e degnissime di stima come Bastiano, “sembra un sogno” che sia trascorso già un anno dalla sua scomparsa. Oltremodo perché ha lasciato in punta di piedi, diplomaticamente, com’era nel suo stile, i propri congiunti e gli amici più stretti senza aver fatto pesare loro niente o quasi niente la sua situazione di sofferenza. Nello sconforto e nella desolazione più amara sono restati i primi, profondamente rattristati i secondi, forse in egual misura dei primi, essendo venuta a mancare in costoro quasi una porzione della loro stessa vita. Sesto-genito di una famiglia numerosa composta da otto figli, dopo aver conseguito con profitto il diploma di ragioneria, si trasferì a Milano dove, non senza sacrifici, alternando il lavoro allo studio, realizzò con successo, prima, il sogno della laurea in Economia e Commercio, poi, quello in Giurisprudenza presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Ad implemento di quei corsi di laurea non disdegnò di sostenere pure alcuni esami di teologia, tappe facoltative in quella Università. Raggiunto l’obiettivo di un prestigioso impiego nel settore finanziario, seppe distinguersi subito per il suo talento. Di questi suoi traguardi poteva andarne ben orgoglioso o farne motivo di vanto, ma questo non faceva parte del suo costume poiché in lui si un condensavano bene umiltà e signorilità. A memoria d’uomo non lo si conobbe mai rattristato o corrucciato per qualsivoglia motivo: del suo carattere la diceva eloquente il suo sorriso stampato sulla faccia, sempre e con tutti. Capitava che qualcuno del paese si fosse recato a Milano per lavoro o problemi di salute: poteva ben confidare nella sua grande disponibilità. Ha lasciato, in verità, un gran senso di vuoto e nostalgia anche in quel gran numero di amici che pur non essendo a lui molto legati, ma comunque restati sempre amici come nel mio caso, avevano fatto parte di quella grande cerchia di adolescenti e giovani meglio identificati come “aspiranti” sotto la leadership del sacerdote di venerata memoria Don Pietrino Castagna durante il ventennio successivo alla metà del secolo scorso. La nobile figura di Bastiano campeggerà sempre nella nostra mente e nel nostro cuore come figura rappresentativa di quegli ilari e verdi anni in sincretismo perfetto con i vivaci tornei di calcetto e ping- pong organizzati presso la sede di via Murighessa, coi memorabili campeggi estivi in quel di Tramariglio e con le tanto rinomate e rimpiante novene cantate in latino a più voci in seno alla quasi leggendaria “schola cantorum” parrocchiale d’un tempo; tasselli del nostro passato, degni di memoria, destinati ad arricchire l’identità culturale-religiosa di questo paese.

Gigi Usai

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