La strada infinita

E’ così che potremmo intitolare il romanzo riguardante la realizzazione o meglio la rettifica della strada che dalla ss131 porta alla costa di Bosa.
Una storia che ha inizio migliaia di anni or sono, quando gli antichi romani, veri artisti nel tracciare e realizzare le vie di comunicazione, lasciate le loro navi, per arrivare da Bosa ai nostri territori, attraversata la valle del Temo e superato il ponte Enas anch’esso ponte romano, giungevano a Padria l’antica Gurulis Vetus con sole due ore di cavallo.
E così, passando per la vecchia e collaudata via andò avanti per secoli… i nonni dei nostri nonni ricevevano le merci dal porto di Bosa e la frutta dalla fertile valle del Temo e di contro inviavano formaggio, grano e quant’altro ai velieri che portavano la cultura e i nostri meravigliosi prodotti in tutto il mediterraneo.
Lo stesso mio nonno, mi raccontava nonna Pinna morta alla veneranda età di 99 anni, aveva aperto una via commerciale con la Francia dove vendeva il formaggio ed importava tessuti ed altri beni… poi… all’improvviso qualche mente eccelsa, decise che la strada più breve non era quella dritta verso il mare di circa 14 km ma una strada tortuosa che va verso l’interno attraversa vallate impossibili per raggiungere l’abitato di Suni e finalmente dopo 30 km di curve arriva a Bosa.
“Va bene che tutte le strade portano a Roma – direbbe l’antico e saggio romano che tracciò l’antica strada – ma li mortacci… an’ vedi questi… son tutti matti”.
Da allora, fino all’ultimo episodio del 7 febbraio scorso sulla 131, è stato un susseguirsi di sogni, speranza, progetti di valorosi ingegneri, studi di fattibilità, conferenze di servizi, consigli comunali aperti, promesse dei tanti politici prima delle elezioni, accordi programmatici e veti provinciali, ricatti e beghe di partito.
E nel frattempo gli abitanti del territorio che fanno…? Tutti coloro che si ritengono interessati e si arrabattano tanto con infinite discussioni, nei bar, o in pizzeria, decretando a detta di tutti che quella strada è l’unica ancora di salvezza per l’economia del nostro territorio, che per noi e per i nostri figli è la vera soluzione allo spopolamento degli ormai poveri paesi dell’interno che si isolano sempre più…, bene, che fanno i diretti interessati oltre a discutere animatamente nelle case e nei bar… !!…
…Il 7 febbraio sulla 131 a chiedere una strada per la salvezza del territorio c’erano una decina di sindaci, il parroco di Cossoine e quello di Pozzomaggiore, da Bosa nessuno… a parte un consigliere provinciale già sindaco di Bosa, un paio di consiglieri della Provincia di Sassari e due dalla Regione, una manipolo di appassionati che credono nel progetto della nuova-vecchia strada. Si e no 100-150 persone contando carabinieri, servizi d’ordine e pro loco. E gli altri? Dov’erano? Dov’erano tutti quelli che per anni hanno discusso talvolta attestandosi il merito di aver fatto di tutto per la realizzazione dell’opera facendone il proprio vessillo elettorale, e che nonostante l’autobus gratuito che li avrebbero portati sul posto mancavano… forse è stato il freddo o la pioggia e la grandine di quel giorno a trattenerli davanti al focolare… e molto strano, comunque, che l’indomani, domenica, chi doveva andare a caccia è andato comunque, nonostante la neve, e gli stadi si sono riempiti ugualmente di appassionati nonostante il freddo…
Tutto questo mi fa credere che la passione per due ore di svago suscitino più interesse del futuro dei nostri figli e della nostra trascorsa economia…
Spero vivamente che la prossima volta sulla 131, che sarà prestissimo, saremo migliaia di persone. E quando poi andremo a Cagliati a chiedere quello che è soltanto un nostro diritto che altri paesi come Villanova hanno, giustamente, già ottenuto, spero, quel giorno, che gli autobus siano pieni di uomini e donne, bambini e anziani, non tristemente vuoti come il 7 febbraio scorso. Intanto… l’antico e saggio romano continua a guardarci sornione e a non capire cosa stiamo aspettando a tornare sulla sua vecchia strada…

Mariano Cazzari
Assessore comunale al Turismo e alla Programmazione

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Recupero anni scolastici e … non solo!

Al Liceo Scientifico di Pozzomaggiore sono aperte le iscrizioni al corso serale, per la classe prima, per tutti coloro i quali desiderano recuperare anni di studio mancanti al conseguimento di un tutolo di studio oppure, semplicemente, approfondire la propria cultura visto che il sapere non ha età.
E’, questa, un’ottima iniziativa per la nostra comunità che è bene non sottovalutare giacché permette a chiunque di frequentare i corsi di studio desiderati senza doversi allontanare dal luogo di residenza, in orari pomeridiani comodissimi e, praticamente, a costo zero.
Per informazioni rivolgersi al personale scolastico: Via Popolo n° 55, telefono 079 801390.

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Una grande esperienza, una grande emozione, un grandissimo Papa, Benedetto XVI

Nel 1993 quando ebbe inizio “l’avventura” del coro di Pozzomaggiore, mai avremo pensato o ancor più immaginato che un giorno avremo varcato la soglia dell’Aula Paolo VI in Vaticano, ed esibirci al cospetto del Papa cantando i nostri brani sacri, particolarmente il brano “Babbu e su paradisu”; è stato un minuto intenso di canto e di sentita partecipazione, durante il quale il gruppo dei cantori si è compattato esprimendo il meglio delle sue qualità canore, seguito attentamente dal Papa che ci indicava con la mano. Un lungo applauso di ben 12.000 persone presenti in aula ha gratificato pienamente il nostro impegno.
Alla presenza del Papa non eravamo soli, ma accompagnati da un folto gruppo di parrocchiani, guidati dal nostro parroco P. Quintino Manca, il quale con grande impegno ha fatto sì che la nostra Parrocchia fosse al nostro fianco. Un vivo ringraziamento oltre a P. Quintino e a tutti coloro che ci hanno accompagnato, va anche al nostro Sindaco e a tutta l’amministrazione comunale, unitamente al presidente del Comitato Edvige Carboni, prof. Ernesto Madau.
Cantare in Vaticano è sempre stato il nostro sogno nel cassetto e l’obbiettivo principale dei tanti direttivi che si sono avvicendati alla guida dell’associazione. Numerosi sono stati i tentativi che per più svariate cause non sono andati a buon fine, nonostante l’impegno profuso. E’ mancata sempre la determinazione.
Un bel giorno di ottobre un corista, di sua iniziativa, prende carta e penna e col cuore in mano esprime con sentimento e tanta semplicità il desiderio che alberga nel suo cuore. Queste poche e semplici parole, che di seguito brevemente riportiamo, arrivano dritte al cuore del Santo Padre, il quale, tramite il prefetto della Santa Sede James M. Harvey, accoglie immediatamente la richiesta.
Carissimo Santo Padre,
mi rivolgo a lei con tanta umiltà e devozione verso Dio e tutta la Santa Chiesa, che ne è il capo sovrano, degno sostituto di San Pietro.
Le scrivo con la speranza che possa avere il tempo di leggere e ascoltare questa mia umile preghiera, e che possa dare al coro di Pozzomaggiore, di cui io faccio parte, l’opportunità di cantare alla sua presenza anche una sola canzone. Sua Santità, capisco che lei sia tanto impegnato e anche che questa mia richiesta possa quasi rientrare nell’assurdo; ma io confido nel Signore che possa concederci la grazia…

Segue una breve cronistoria del coro, del paese, soffermandosi in particolare sulla figura della nostra concittadina Edvige Carboni, serva di Dio, auspicando che al più presto venga beatificata e innalzata agli onori degli altari.
Grazie Andrea Casule a nome di tutti i coristi: hai dimostrato a noi tutti, e non solo, che la semplicità e la bontà d’animo sono capaci di realizzare grandi cose e di regalare a tutti importanti, significative ed indimenticabili esperienze di fede e di vita associativa.

Gli amici del Coro

La musica esalta l’uomo
Il coro è uno strumento che aiuta a crescere dentro, insegna il valore delle regole, la disciplina e la regolarità dello studio, educa la ragione ed il sentimento, abitua alla chiarezza, alla precisione e all’equilibrio.
La musica è la più spirituale delle arti, la musica è suono come suono è la voce dell’uomo; suono naturale che esce dall’interno dell’anima ed è uno strumento dato dalla natura. Musica, suono, voce, tempo…
Il tempo è quello che trascorre via, il tempo è la nostra vita, mentre la musica è parte di noi stessi.
La musica usa il mezzo di comunicazione più antico e primordiale: la “voce”… coniugando musica e voce si conquista la parte più nobile dell’uomo: la ragione ed il pensiero.
La musica è dentro ognuno di noi specialmente a chi appartiene al mondo della coralità ed esprime il desiderio della ricerca, di preservare la tradizione e di quel qualcosa che dà senso alla vita al di là di tutte le nostre fragilità ed i nostri limiti.
La musica è un’arte che non conosce l’azione corrosiva del tempo e rappresenta un faro che illumina sia il passato che il presente e l’avvenire. Il coro di conseguenza come altri esecutori, costituisce un ponte diretto ed immediato fra il creatore e l’umanità.

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A proposito della riforma Gelmini

Anche a Pozzomaggiore, come già è accaduto in moltissime parti d’Italia, un gruppo di genitori degli alunni della scuola dell’infanzia e primaria, in collaborazione con alcuni insegnanti degli stessi plessi, ha dato vita a un comitato allo scopo di confrontarsi e richiamare l’interesse di quante più persone possibili circa i cambiamenti cui andrà incontro la scuola pubblica a seguito dell’approvazione della legge nota come “riforma Gelmini”.
La costituzione del comitato nasce, in primo luogo, dalla necessità di approfondire i reali contenuti della riforma: abbiamo, infatti, notato che, benché quasi quotidianamente i media nazionali affrontino questo problema, raccogliendo l’opinione dei favorevoli e contrari, solo occasionalmente la discussione va al di là dei proclami e si spinge ad analizzare la legge nei suoi reali contenuti, così che, ancora oggi, è possibile registrare sul tema una grande confusione.
L’esempio più eclatante è quello relativo all’introduzione, a partire dall’anno scolastico 2009/2010 e, presumibilmente, dalle prime classi, del maestro unico e agli effetti che detta introduzione produrrà sul modello di scuola incentrato sul tempo pieno, ossia sul modello didattico utilizzato dalla nostra scuola e articolato su 40 ore settimanali di insegnamento affidato a due insegnanti, ognuno dei quali con proprie specifiche competenze didattiche.
Da quando il decreto Gelmini è stato approvato il Ministro continua a ripetere che il tempo pieno “non verrà toccato”; ci chiediamo tuttavia come ciò sarà possibile, visto che l’art. 4 del decreto recita testualmente che “le istituzioni scolastiche della scuola primaria costituiscono classi affidate ad un UNICO INSEGNANTE e funzionanti con orario di 24 ore settimanali” e che lo schema programmatico del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca aggiunge ” nella scuola dell’infanzia l’orario obbligatorio delle attività educative … si svolge solamente nella fascia antimeridiana, impiegando una sola unità di personale docente per sezione” mentre “nella scuola primaria va privilegiata l’attivazione di classi affidate ad un unico docente e funzionanti per un orario di 24 ore settimanali”.
Il regolamento sopra richiamato, prevede, è vero, la possibilità di una “più ampia articolazione del tempo scuola”, subordinandola, però non solo alla domanda delle famiglie ma anche alle “dotazioni organiche assegnate alla scuola”; in ogni caso è lecito chiedersi cosa si intenda con tale più ampia articolazione, visto che l’insegnamento delle discipline saranno comunque affidato ad un unico insegnante e relegato alle 24 ore settimanali. E’ il ritorno del vecchio e generico dopo scuola? In che modo verrà articolato? A chi saranno affidati gli alunni? Chi, in concreto, sosterrà il costo di tali ore aggiuntive rispetto al modello di 24 ore settimanali privilegiato dalla legge?
Ad oggi non sono state fornite idonee risposte a queste domande.
A noi sembra che la riduzione generalizzata del tempo scuola, il superamento del sistema del tempo pieno così come è stato utilizzato in questi anni e le altre scelte effettuate con la riforma Gelmini ( aumento degli alunni per classe, eliminazione delle compresenze, insegnamento della lingua straniera affidato non più a docenti specializzati ma allo stesso insegnante di classe, formato con la frequenza di un corso di 150/200 ore (!!) e la riqualificazione della scuola dell’infanzia, con gli anticipi in ingresso a due anni e mezzo e addirittura a due anni nelle aree montane, senza alcuna previsione di utilizzo di personale specializzato per tale fascia di età), si concretizzerà, di fatto, in una diminuzione non solo quantitativa ma anche qualitativa dei tempi e delle risorse dedicati alla formazione ed educazione dei bambini, e sia il frutto non di esigenze pedagogiche ed educative (tanto è vero che si è arrivati alla legge senza sentire il parere di chi, insegnante, pedagogo, educatore opera nella scuola) ma solo ed esclusivamente di esigenze di carattere economico e finanziario.
A sostegno di questo ricordiamo che, a seguito della riforma, verranno tagliati, secondo le stime del Ministero dell’Istruzione, ben 87.000 posti di lavoro tra gli insegnanti e 44.500 fra il personale A.T.A. e che i fondi destinati all’Istruzione verranno decurtati, come stabilito nella Legge Finanziaria, di una somma pari a 8 miliardi di euro.
Forse, in un’epoca di crisi economica internazionale, si pensa che la nostra società non possa permettersi di continuare a spendere per la scuola; crediamo invece che sia necessario chiedersi se possiamo permetterci di tagliare sulla cultura, la formazione e l’educazione, se possiamo permetterci di non investire sulla preparazione dei bambini che certo non sono gli stessi di quarant’anni fa né con riferimento alla problematiche quotidiane, né con riferimento alle sfide che li attendono.
Per queste ragioni invitiamo tutti i genitori, in quanto tali e in quanto cittadini, a prendere consapevolezza della direzione che sta prendendo la nostra scuola e a mobilitarsi contro una riforma che ci riporta indietro e non tutela le esigenze formative ed educative dei nostri figli.

Il comitato dei genitori di Pozzomaggiore contro la riforma Gelmini

NdR. Pubblichiamo il presente articolo in spirito di servizio ma non vogliamo essere di parte.

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