Ospizio, addio!

Il paese in subbuglio, la Casa Comunale presa d’assalto da tanta gente che a gran voce chiedeva l’intervento del Sindaco; la Chiesa e il Parroco in fibrillazione, ma anche lui, suo malgrado, impotente sul da farsi, nonostante la raccolta di oltre 2000 firme, con le quali si era creduto di poter cambiare l’inviolabile decreto che con sentenza inappellabile aveva sancito, forse già da qualche anno la chiusura della nostra Casa di Riposo, l’Ospizio così detto, gestito dalle suore di San Giuseppe Benedetto Cottolengo.

Ideata e voluta ardentemente, realizzata con grandi sacrifici da un nostro sacerdote, don Salvatore Corongiu (1878-1955), ricordato dai nostri nonni col nome di Nonnu Corongiu o Babbai Corongiu, la Casa di Riposo è stata sempre ritenuta dai Pozzomaggioresi per tanti decenni come una nostra cosa sacra da difendere e tenere in vita a qualunque costo. Per questo affluivano in continuazione elargizioni da parte di persone di ogni estrazione sociale, regalie, donazioni, lasciti testamentari, tutto per un solo, unico, nobile fine: continuare nel tempo l’opera del suo fondatore col dare ospitalità, accoglienza, amorevoli e costanti cure materiali e spirituali agli anziani soli, abbandonati o rifiutati dai loro parenti perché ritenuti ingombranti, insopportabili, quasi inutili pesi limitanti la loro libertà di azione e movimento.
Ebbene, nonostante l’accorato invito rivolto a più riprese alla Casa Madre di Torino da parte dell’Amministrazione Comunale e dall’Autorità religiosa, per un ripensamento in attesa di trovare una valida soluzione al problema, evitando così la chiusura della Casa; nonostante la promessa fatta dalla Regione Sardegna di concedere una deroga di uno o due anni per dar modo di poter effettuare gli opportuni interventi onde adeguare alla normativa vigente in materia di sicurezza lo stabile ritenuto non più idoneo, sordi a qualsiasi appello, si è dato corso alla smobilitazione con il trasferimento degli anziani ad altre case di riposo presenti in diverse località dell’Isola.
Eppure, noi pozzomaggioresi, nonostante tutto dobbiamo dire grazie a qualcuno. A chi? Certamente e solo alle suore: a tutte quelle religiose che nel corso degli anni, con ubbidienza ed umiltà, si sono avvicendate nel nostro paese per compiere la loro missione. Grazie di cuore, perché col loro sacrificio e l’abnegazione, instancabili hanno profuso le loro energie nelle cure continue e amorevoli degli anziani loro affidati, rendendo loro il giogo degli anni e le sofferenze fisiche meno pesanti e più sopportabili, perché addolcite dal loro amore. Diciamo grazie anche a tutte quelle religiose che hanno lasciato questa vita per quella più beata del Cielo: a queste assicuriamo le nostre preghiere di suffragio.
In questo momento di rabbia, delusione e sconforto il nostro pensiero non può che correre a lui, a don Salvatore Corongiu, al Babbai Corongiu dei nostri avi, per chiedergli, pregandolo, scusa per non essere stati capaci di tenere in vita ciò che per tanti anni è stato per noi un piccolo gioiello: il Suo Ospizio!
Purtroppo dobbiamo rassegnarci e riconoscere che la causa principale non è da addebitarsi al capriccio di questa o quell’altra persona: il vero problema sta nel fatto che sono venute a mancare alla Casa Madre proprio le suore, perché si potesse procedere a quel ricambio generazionale che avrebbe permesso l’avvicendamento di quelle anziane con altre più o meno giovani. Il problema di fondo sta tutto qui: nella mancanza di vocazioni religiose. Oggi più che mai i giovani di entrambi i sessi non sentono, non sono capaci di sentire, ma spesso anche non vogliono, la chiamata di Dio che li invita ad abbracciare la vita monastica o religiosa.
Ma se, come si dice, la speranza sia l’ultima a morire, forse per consolarci un po’, è pur vero che non esistono solo le suore del Cottolengo, esistono altri Ordini religiosi che potrebbero prendere il loro posto, oppure oggi ci sono tanti operatori e operatrici sociali validi, preparati a svolgere quel delicato e impegnativo lavoro. Ci manca però la cosa più importante: una struttura moderna, capace, idonea ed efficiente.

Nino Meloni

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