Ricordando il 17° anniversario del martirio di San Giorgio: 303 – 2003

Preparando l’omelia su San Giorgio, per me è stata occasione di conoscere che questi è uno dei santi più venerati fin dai tempi antichi, da quando subì il martirio sotto il crudele imperatore Diocleziano nell’anno 303. Proprio in questo anno ricorre il suo 17° centenario dalla morte.
Egli nacque in Palestina intorno all’anno 283, e dai genitori venne educato nella fede cattolica con quello spirito di appartenere sinceramente al Signore senza paura di affrontare le persecuzioni per amore di Cristo.

Ventenne lo vediamo al servizio militare come tribuno coraggioso, che per difendere i cristiani dalla persecuzione, ha il coraggio di strappare l?editto dell’imperatore che condannava a morte quanti fossero trovati cristiani. Per questo motivo viene arrestato, flagellato, ed in fine decapitato.
La sua fama di santo si diffuse subito in tutta la Palestina e molte chiese e monasteri furono dedicate a lui sia in Gerusalemme che a Gerico, a Beirut ed in Iraq. Anche a Costantinopoli, centro di cultura e civiltà di tutto l’Oriente, sono state costruite chiese in suo onore; e l’Etiopia insieme all’Egitto hanno gareggiato ad accaparrarsi la sua intercessione.
In Italia il suo culto è accentuato, oltre che a Pozzomaggiore, a Napoli, a Roma, dove si conserva parte del suo cranio in S. Giorgio al Velabro, e Ravenna e Venezia si vantano di conservare nelle sue artistiche chiese le braccia del santo. Anche la Francia, la Spagna e la Germania si vantano di averlo come un santo particolare.
La devozione a S. Giorgio è molto sentita particolarmente in Inghilterra, che lo ha scelto come patrono di tutta la nazione, e molte chiese, monasteri, scuole, università portano il suo nome.
La devozione a S. Giorgio è diffusa in tante parti del mondo: persino monti, fiumi, hotels, enti commerciali portano il suo nome.
Ho visto che gli obrieri di S. Giorgio hanno lavorato con entusiasmo e devozione verso il santo patrono perché la festa riuscisse bene, come realmente lo è stato, con grande soddisfazione di tutti.
La partecipazione dei sacerdoti della forania alla concelebrazione delle Messa solenne è stato segno di unione con tutti i fedeli per rendere un degno onore ad un giovane martire della fede che è di esempio per tutti, particolarmente per i giovani che vogliono fare della loro vita un gradito servizio per l’uomo di oggi.
Per me è stata una scoperta che qui ci sono molti cavalieri che ad onore del santo hanno voluto fare una esibizione con i loro cavalli con la corsa detta ardia, per richiamare l’attenzione del popolo che il loro patrono era sia cavaliere dell’esercito che un cavaliere che difendeva e propagava la fede in Cristo Signore.
E’ stato veramente bello vedere molta gente partecipare ai rinfreschi offerti dagli obrieri: ho potuto constatare che la mensa riunisce tutti in un unico ideale: sentirsi una grande famiglia.
Ho avuto la gioia di rivedere tante persone e obrieri che conobbi in occasione della festa della Madonna della Salute, un anno e mezzo fa, festa che mi è rimasta impressa nella mente e nel cuore per l?amore sincero che i Pozzomaggioresi hanno verso la Madre di Gesù e Madre di ogni uomo.
Ma questa volta sono stato immerso in un clima di spiritualità particolare per le feste pasquali che qui assumono una caratteristica tutta propria.
Il venerdì santo ha un tono tutto speciale, con la commemorazione della messa in croce di Gesù detta Incravamentu e specialmente della deposizione dalla croce detta Iscravamentu, che tra tutte le funzioni attrae di più tutta la gente. Come viene svolta è una vera catechesi di spiritualità e di mistica veramente commovente e significativa. I discepoli, che deposero il Signore dalla croce, sono stati rappresentati da alcuni della Confraternita della Santa Croce, che con spirito devoto e raccolto hanno deposto il corpo del Signore schiodandolo dalla croce e mostrandolo al popolo che in quel momento è stato numeroso e commosso.
Questo paese è ricco di storia e di tradizioni e ho potuto constatare, dalle tante persone che ho potuto visitare a casa, che realmente sono molto affezionate alla fede e alla pie tradizioni.
Anche il coro in lingua sarda, che ha animato la Messa per il precetto degli uomini, il martedì santo, mi ha fatto gustare una musica fatta di note della tradizione antica quando la gente imparava a cantare insieme alla meravigliosa natura che si può ammirare qui in Sardegna.
Riparto da Pozzomaggiore portandomi nel cuore l’odore di santità che si respira nella casa natia della serva di Dio Edvige Carboni, che ammiro per la fortezza d’animo con cui si è immolata per la conversione della Russia. La casa riportata allo stato originale è stata opera del relativo comitato sotto la guida di Ernesto Madau e del parroco Padre Quintino, con la collaborazione di molti che per amore alla loro tia hanno prestato opera di restauro e riportato la suppellettile che la stessa adoperava nel periodo che era a Pozzomaggiore, soffrendo la passione del Signore e dando consigli a moltissime persone bisognose di conforto, particolarmente durante la guerra mondiale. Il mio auspicio è quello di riuscire ad avere altri locali adiacenti a quella casa, per svolgere comodamente le liturgie di devozione e usufruire dei carismi che il Signore ha concesso a Edvige per il bene di Pozzomaggiore e di tutta la Chiesa.
Ringrazio per l’accoglienza mostratami da tutti e particolarmente dal mio caro confratello Padre Quintino che mi ha dato anche l’occasione di sbalordirmi davanti alla preistoria esistente in questa isola e di godere degli stupendi paesaggi che d’improvviso si squarciano sempre nuovi ai tuoi occhi che ti fa esclamare: veramente è bella la Sardegna!

padre Tommaso Petrongelli, OMD

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