A proposito di immigrati, e dintorni

Con grande piacere ho potuto partecipare, almeno in parte, alla bellissima festa organizzata dalla pro-loco per gli emigrati. E’ stata per me anche l’occasione per riflettere che in fondo anche io sono un immigrato, anche se per motivi diversi. Ripenso alla mia fanciullezza, 13 anni, quando sono stato messo in treno, affiancato a uno sconosciuto, diretto a Roma e quindi in Toscana. Affidato volta per volta a una persona nuova, come un pacco postale, per poter giungere la meta. Ma ricordo soprattutto i viaggi in nave, quando d’estate si veniva in vacanze al paese per una quindicina di giorni. Tante volte ho dormito fuori sulle corde… e quando andava bene si poteva dormire nelle camerate in due o tre per letto. Ricordo sempre che una mattina mi svegliai e mi ritrovai con il dito del piede del mio amico in bocca che succhiavo gustosamente.
Tempi duri e difficili… ma credo meno duri e difficili di quelli che tanti nostri fratelli sono costretti a vivere oggi in cerca di un lavoro e un po’ di fortuna. Sono proprio disperati che vanno incontro all’ignoto più assoluto, spesso ricattati e sfruttati da persone senza scrupoli. Almeno i nostri emigrati partivano sì nella più grande povertà e miseria, ma avevano una prospettiva molto migliore di trovare lavoro e poter vivere una vita più dignitosa. Oggi invece tanti nostri fratelli vanno incontro al buio più assoluto. Per fortuna che in tantissime situazioni è ancora presente la Chiesa con le sue strutture, con il suo volontariato, con le sue associazioni. Anche se ancora oggi c’è tanta gente che critica la Chiesa per quello che fa… ma non ha detto forse Gesù che se avremo dato anche solo un bicchier d’acqua a chi è nel bisogno, lo considera dato a Lui? Ecco la forza della Chiesa, ecco perché la Chiesa continua e continuerà ad essere presente soprattutto là dove lo stato è assente. E poi si dice che la Chiesa arriva sempre in ritardo… Al contrario la Chiesa è sempre prima ad arrivare, è sempre la prima a intuire ciò che bisogna fare.
Non è stata forse la Chiesa a costruire i primi lebbrosari, i primi orfanotrofi, i primi asili, le prime scuole… Non è stata forse la Chiesa a creare case di accoglienza per anziani, disabili, abbandonati… Non è stata forse la Chiesa a creare ospizi o case di riposo per anziani… Non è stata forse la Chiesa a salvare migliaia e migliaia di ebrei… Non è forse la Chiesa a intervenire per prima ogni volta che c’è qualche calamità naturale… Non è forse la Chiesa che va incontro ai disperati che dal mare arrivano nelle nostre coste. Questa è la Chiesa, questa è la forza della Chiesa, questa è la missione della Chiesa. Purtroppo le forze economiche non ci sono e allora è lo stato che deve intervenire, senza però mai dimenticare ciò che ha fatto e continua a fare la Chiesa.
Coloro che combattono la Chiesa che cosa guardano? Hanno forse occhi ma non vogliono vedere, orecchi ma non vogliono sentire.
Tornando alla bella festa organizzata in piazza, è stato molto simpatico vedere i vari gruppi di provenienza lavorare fianco a fianco e presentare qualche piatto tipico della loro terra. Ma al di là di questo si è notato la grande voglia che questi nostri fratelli immigrati hanno di inserirsi totalmente nel nostro ambiente… sta a noi eliminare ogni resistenza, sta noi farli sentire a proprio agio, sta a noi saperli accogliere come fratelli e ringraziarli per quello che fanno con tanto spirito di sacrificio.
Spero questa festa sia servita proprio per questo, altrimenti sarà stata una festa come tante altre… una piccola parentesi che lascia poi tutto come prima.

P. Quintino

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