Alla miniera di Serbariu per sentir parlare di speranza

Domenica 17 marzo, in occasione dell’imminente festa di san Giuseppe lavoratore, si è svolta a Carbonia, nel suggestivo complesso della Grande Miniera di Serbariu, una giornata di riflessione sulle tematiche del lavoro e dello sviluppo promossa dal Movimento Lavoratori di Azione Cattolica, alla quale ha partecipato anche una piccola delegazione della nostra parrocchia, che ha invitato la chiesa sarda e la società civile e imprenditoriale a raccogliersi in una delle aree più depresse della nostra regione. Luoghi che sanno di lotte, sacrifici, solidarietà, e che diventano oggi, per le popolazioni che in quei territori vivono, simbolo di rinascita, occasioni di rilancio, speranza di un futuro più sereno.
E proprio la speranza, cristiana, è stata al centro del convegno rivolto agli adulti, e che ha visto la partecipazione di Luca Diotallevi, sociologo e vicepresidente del Comitato Scientifico delle Settimane Sociali dei cattolici italiani. Nella sua esposizione Diotallevi ha ribadito come sia compito della società cristiana ricercare e presentare una “grammatica della speranza” che sia credibile per il momento che attraversa il nostro paese, e il mondo occidentale in generale. Una speranza che non è ottimismo, ma realista e responsabilizzante. Una speranza che si fonda sulla persona di Gesù Cristo, morto e risorto, e che non scade nell’illusione o nell’ideologia.
Significative anche le testimonianze di chi da una fase di stallo del mercato o dalla cassa integrazione è riuscito a venir fuori, investendo in innovazione e ricerca o reinventandosi un lavoro.
Prima del pranzo la celebrazione eucaristica, presieduta dall’arcivescovo di Cagliari mons. Arrigo Miglio, e concelebrata dal vescovo di Iglesias mons. Giovanni Paolo Zedda e diversi altri sacerdoti; alla presenza di tanti ragazzi dell’acr e di giovani, coinvolti anch’essi nella mattinata in altre attività inerenti le tematiche del lavoro.
Emozionante è stata poi, nel pomeriggio, la visita alla miniera, partendo dalla sala argani, passando per la lampisteria per poi scendere nella galleria sotterranea; davvero toccante quest’ultima parte perché si è visto in quali ambienti e condizioni migliaia di persone hanno lavorato, contratto malattie e purtroppo incontrato anche la morte.

Davide Meloni

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