Padre Antonio si presenta alla comunità di Pozzomaggiore

Ci sono dei grazie che devo dire.
Il primo grazie è al Signore che mi fa trovare qui oggi. Sin dal primo momento, quando mi è stata fatta la proposta, il cuore si è aperto, ho seguito quello; se avessi ragionato forse non avrei detto di sì.
Grazie a tutti coloro che mi hanno preceduto, mi hanno detto tante parole, grazie a tutti.
Grazie a don Giuseppe, il vicario, a tutti i confratelli, miei ma anche nel sacerdozio che sono presenti.
Forse non ve l’aspettate… un grazie al nostro piccolo coro. Posso cominciare a dire nostro? Perché voi non lo sapete ma mi avete aiutato a sentirmi a casa: perché tanti dei canti che avete fatto li ascoltavo e li cantavo nella mia ultima parrocchia, per cui mi bastava chiudere gli occhi e mi sembrava di essere a casa, come io desidero essere a casa.
Ieri padre Quintino mi ha detto una cosa che mi ha colpito tanto e ha stuzzicato un desiderio: diceva “dopo 23 anni anni che sono qua io mi sento pozzomaggiorese”. Io quanto tempo, quanti anni mi auguro, rimarrò qui non lo so, però il desiderio è lo stesso; il desiderio è sentirmi uno di voi, uno con voi, uno per voi, nel nome di Gesù Cristo.
Qualche giorno fa salutando la mia ex, oramai, comunità parrocchiale dicevo, e la stessa cosa la dico a voi, che il parroco che arriverà e mi sostituirà vi dirà lui quello che intende fare, quello di cui ha bisogno, ma una cosa sicuramente gli servirà, e questa ve la dico: ha bisogno di voi, ha bisogno che voi ci siate.
Io sono qua, non so per vostra fortuna o per vostra sfortuna, a Pozzomaggiore c’ero passato solo in macchina due volte in vita mia… non so nulla. Allora se tanti anni fa, forse più d’uno se lo ricorderà, qualcuno ci ha detto “se sbaglio mi corrigerete”, allora correggetemi pure voi, insegnatemi le vostre abitudini, le vostre tradizioni, ricordatemele, ditemele. Padre Quintino mi ha detto una marea di cose, io me ne scorderò sicuramente la maggior parte… Collaboriamo…
Io sempre nelle mie esperienze parrocchiali, ed anche in questa, voglio che sia improntata nello stile della famiglia: stiamo insieme, magari non è detto che saremo sempre d’accordo, però siamo assieme, nel nome di Colui che fa l’unità di tutti. Io sono qua: spero, e sono convinto, che ci possiate, e vogliate, essere anche voi. Per cui il mio grazie a voi sarà un grazie particolare, sarà il volervi conoscere uno per uno, cercando di stare con voi; come desidero, comunque sia, che voi conosciate me, così come sono, e confidando nel Signore sono convinto che insieme possiamo camminare verso quella stella, quella pienezza. Quelli che si muovono sono personaggi strani, quelli che si dovevano muovere non si sono mossi, ma si sono mossi quegli altri, e ci siamo noi: camminiamo insieme perché quella stella ci porta alla pienezza, così come Edvige Carboni. Anche lei ha seguito una stella: la sua stella era l’unione profonda con il Signore, che l’ha portata poi ad essere quella che è stata e quello che ci insegna, l’unità con Dio è stata anche il motivo dell’unità e della carità che a piene mani, in tutti i modi, è promanata da lei.
Ecco, io sono qua, abbiamo già cominciato a camminare insieme, a conoscerci.
Grazie a tutti.

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