Pozzomaggiore: il rovescio della medaglia

La carota e il bastone. Una bella e l’altra brutta, una dritta e una storta. E’ il nostro paese, una medaglia al merito e una di demerito, per premiare i soliti balentes che emuli del più famoso Nerone, sanguinario imperatore dei romani, che incendiò Roma per vederla ricostruita ancora più bella e fastosa. “Cane nero” (canta o Nerone), lo incitavano così i suoi spaventatissimi cortigiani, e lui cantava, si accompagnava con l’arpa (che non sapeva suonare) e Roma andava a fuoco. E noi, per non essere da meno, abbiamo cresciuto, ignari di tutto, tanti piccoli Nerone in erba, che senza arpa e sicuramente stonati che giusto per tenersi in allenamento, se la prendono con i fienili, con i pascoli ed altre cose degli altri. Butto il cerino acceso, scappo, mi nascondo gai mi la pagada, gai imparada. Vigliacchi di piccolo calibro. Lavoro nero, vogliono togliere il lavoro alle forze dell’ordine? Giustizia fai da te? Attenzione alle ustioni…
Anni di lavoro di altri in fumo, solo che non è il nostro “di lavoro”.

Per non dire di quanto siamo bravi in certi sport, nel pugilato ad esempio, ring il solito bar e dopo determinati orari, senza secondi e spesso con un avversario incapace di difendersi dove i colpi bassi sono consentiti. Lotta libera anche in campo neutro, con atleti di paesi del circondario, alla fine visita di gruppo presso la guardia medica o il più vicino pronto soccorso. Vi ricordate la famosa frase già di acciapada calicunu? Meditate, meditiamo gente.
Eccelliamo anche in altri sport non ufficiali, sollevamento serrande (di negozi e pubblici esercizi) tiro alla fune (con vitello o vacca al seguito), tiro a segno (bersaglio il cavallo o meglio i cavalli), salto ad ostacoli (scavalcando finestre o muri guarda caso non nostri). Beh chiudiamola qui… chi ha orecchie da intendere…

Tonino Pischedda

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